sabato 20 dicembre 2008
venerdì 19 dicembre 2008
Berlusconi:Ottimismo contemporaneo obbligatorio.
Il premier è intervenuto sui dati sulla disoccupazione diffusi oggi dal'Istat, ma per dire che annunciando queste notizie si alimenta la sfiducia di fronte alla crisi economica in corso.
"Io non renderei pubbliche queste cose", ha detto Berlusconi dopo che oggi l'Istat ha reso noto il tasso di disoccupazione del terzo trimestre, collocatosi al 6,7% come nel secondo trimestre mentre il dato grezzo è cresciuto dal 5,6 al 6,1%.giovedì 18 dicembre 2008
facce come il culo.
martedì 16 dicembre 2008
Catena.
Incatenati anche tu, metti un post nel tuo blog, riporta tutti gli altri anelli della catena e segnalalo QUI
Si sono già incatenati: ilKuda, Vivere Cernusco, Jacopo Fo, Informazione senza filtro, Sharondreams, Osservatorio sul Razzismo in Italia, Blog del Giorno, CernuscoTv, Appunti e Virgole, Andrea Mollica, Giuseppe Civati, Samie, PDLissone, Gruppo Acaja, Life in Italy, I giardini pensili hanno fatto il loro tempo Letizia Palmisano Cittadino a Pero Cronache Marziane Impianti Termici Marcello Saponaro nel senso di Marcello, PD Vedano Olona, Soluzioni Immaginarie, Resistenza Civile, Tau Zero, Fiore Blog, Minima academica, Alessandro Ronchi, Verdi Treviglio, Verdi Ferrara, Writer, Network games, Spreaderss, Fonte Live, YANNB, Opinioni e benessere, Nati non fummo, Al massimo dell'energia, Maxso's blog, Il giro del mondo in 80 parole, Sciura Pina, Il Ferdinando, EcoAlfabeta, Con Ezechiele, Fuoriluogo, Whistleblower, Il blog di Alessio, No alla turbogas a Pontinia, La mia battaglia, Vivere ad orecchio, Il conte Mascetti, Blogeko, Amico Fragile, PdCI Federazione di Latina, Verdi Emilia Romagna, Verdi Forlì e Cesena, Voglio il fotovoltaico, Florablog, Lilith, Spartacus Quirinus, Mauvera, Radio Utopie, Spartaco il Trace, C'è chi dice no!, il Boss.net.Zadig, Equologia, Follonica, Mani in rete,Liberamente,
Uolter Vetroni ragiona(?)sulla sconfitta in Abruzzo.
"Il voto di ieri in Abruzzo ci consegna un risultato particolarmente negativo che va guardato in faccia nella sua dimensione reale e non spiegato con un malefico sguardo politicista. Un voto che indica ragioni di malessere sociale e di critica verso un certo modo di fare politica. Sento la necessità di fare ancora di più il Pd". Il segretario del PD Walter Veltroni analizza così, nell'assemblea dei parlamentari democratici, il voto abruzzese. "Sento la necessità - afferma Veltroni - di fare ancora di più il Pd e la responsabilità di non aver reso evidente e chiara ciò che il PD può essere di nuovo".
CHISSA' COME MAI VERO UOLTER!!!!
Non si fermerà fino a quando avrà cancellato la sinistra dal paese.
Veltroni e le regionali in abruzzo.
Il PD alle elezioni regionali in Abruzzo ha preso una sonora batosta,consegnando anche l'Abruzzo al PDL .Mentre Di Pietro ha raddoppiato i suoi voti.Veltroni che è un tipo sveglio dichiara "c'è un malessere nei nostri confronti",ma tutti insieme dicono che la colpa della sconfitta è di Di Pietro che è l'unico nel centrosinistra che aumenta il suo consenso.Sono molto svegli.....e lo psiconano ringrazia.
lunedì 15 dicembre 2008
Il libropanettone di Bruno Vespa.
E' uscito puntuale come ogni anno il libro di Bruno Vespa,che come alsolito pubblicizzerà ovunque,manca solo nel segnale orario.Compresa l'immancabile presentazione in conferenza stampa assieme al premier Silvio Berlusconi.Comunque i libri di Vespa sono utilissimi in casa.Vi mostro un esempio nella foto.Vi invito a trovare altri modi per utilizzare il libropanettone dell'insetto giornalista.Nella foto eccone uno...
Appello Fini-Travaglio
di Massimo Fini e Marco Travaglio
Tratto da www.voglioscendere.it
Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.
Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).
Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.
Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).
Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avvallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.
Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.
Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.
Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.
Massimo Fini
Marco Travaglio
Per aderire: controilregime@gmail.com
(Ricordatevi di dare il consenso a pubblicare i vostri dati)
Tratto da www.voglioscendere.it
Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.
Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).
Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.
Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).
Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avvallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.
Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.
Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.
Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.
Massimo Fini
Marco Travaglio
Per aderire: controilregime@gmail.com
(Ricordatevi di dare il consenso a pubblicare i vostri dati)
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